San Giorgio di Valpolicella, in provincia di Verona, dal 2015 è entrato a far parte del ristretto Club dei Borghi più belli d’Italia.
Questo piccolo borgo, frazione del comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella, costruito in pietra locale è noto anche con un simpatico soprannome: ingannapoltron. Questo perché sorge su un’altura che dal basso sembra molto vicina, invece, quando si raggiungeva solo a piedi, era necessaria una lunga e faticosa camminata per arrivarci. Ecco perchè, per la tradizione, “inganna il poltrone”!
E con gran sorpresa ho scoperto che è ancora un nome usato dagli abitanti del veronese per indicare questo borgo.
Questo borgo arroccato, tra i famosi vigneti della Valpolicella a pochi chilometri dal lago di Garda è una piacevole idea per passare qualche ora immersi nella pace e tranquillità, passeggiando tra le costruzioni in pietra e godersi, perché no, un buon bicchiere di vino locale. Il borgo è piccolo, può bastare un’oretta per visitarlo.
Ma vediamo cosa non perdersi.
Stupendo panorama dalla terrazza
Appena si arriva al borgo di San Giorgio di Valpolicella ci si trova in una piazza che sembra sospesa tra le colline e la pianura.
E’ inevitabile non soffermassi a lungo su questa terrazza per godere di un panorama veramente suggestivo, prima sui vigneti circostanti, e poi sul Lago di Garda, su Verona, la Valpolicella, la Pianura Padana e gli Appennini Tosco-emiliani.
Questo è sicuramente uno dei punti più belli del borgo e per questo è bene visitarlo in una giornata limpida altrimenti non se ne apprezzeranno la bellezza e unicità.
Particolarmente bello al tramonto; tra l’altro c’è bar prospiciente la terrazza dove poter prendere un aperitivo, gustarsi qualche semplice cicchetto, godendosi il panorama.
La Pieve romanica di San Giorgio
Dalla piazzetta/terrazza del borgo si nota subito svettare la bianca torre campanaria, quella che sembra sempre vicina e inganna “il poltrone”.
Si tratta del complesso della Pieve di San Giorgio, uno dei più antichi luoghi di culto del veronese risalente all’VIII secolo e fu edificato sulle rovine di un tempio pagano preesistente eretto da antichi abitanti del territorio veronese.


L’interno è suddiviso in tre navate da pilastri e colonne, e si trovano cicli di affreschi risalenti al Trecento. Ci sono poi anche affreschi del XII e XIII secolo e un’antica fonte battesimale.
Da non perdere il ciborio longobardo, un baldacchino di pietra finemente cesellato con nodi celtici e figure di animali e piante, fra cui i tralci di vite, tipici del luogo.
Bellissimo il chiostro, del XII secolo sul lato est della chiesa. Si trovano tre dei quattro colonnati originali e al centro il pozzo.
Adiacente alla pieve c’è anche un museo/antiquarium, nel quale sono conservati i reperti preistorici, storici, artistici e folkloristici del territorio.


Perdersi per le vie del borgo
La cosa più bella da fare a San Giorgio di Valpolicella è semplicemente passeggiare tra le vie del borgo, interamente costruito in pietra, e le sue corti.



Dalla piazza, percorrendo via della Torre, si trova poi la Via Crucis dei Lapicidi, che sale verso il cimitero.
Questo breve percorso è scadenzato da 16 formelle in pietra locale a forma di libro, di cui quindici dedicate alla Via Crucis.
Questa installazione del 2014 è un omaggio a Paolo Brenzoni, che nel 1868 fondò una scuola per scalpellini, ad oggi tra le più importanti e rinomate nel settore della lavorazione del marmo. Una delle 16 formelle è dedicata proprio a lui.


Invece scendendo dal cimitero al borgo si trova la “strada della poesia in dialetto” con alcune poesie tradizionali da leggere lungo la stradina.
In Valpolicella si mangia e si beve bene
Il borgo di San Giorgio si trova in Valpolicella, terra di vini famosi, cito l’Amarone, il Ripasso e il Recioto.
Qui potrete facilmente individuare una cantina per conoscere questi vini e degustarli direttamente in loco, chiacchierando con i produttori, scegliendo tra piccole aziende agricole a conduzione familiare o nomi famosi in tutto il mondo, piccoli casolari o sontuose ville.
A San Giorgio di Valpolicella non mancherà l’occasione per gustare anche alcune tipicità gastronomiche locali.
Il primo locale che incontrerete arrivando al borgo è il Red Zone Art Bar proprio in piazza, dove potrete sorseggiare un calice e mangiare qualche cicchetto, ma il suo punto di forza è soprattutto la location, con il meraviglioso panorama.
Nel borgo non passa inosservata la Trattoria Dalla Rosa Alda (Bib Gourmand sulla guida Michelin) che propone i piatti tipici della tradizione con una buona cantina.
Appena sotto al borgo (si raggiunge tranquillamente a piedi) si trova il bistrot del Borgo, in una bellissima location grazie alla terrazza sulle vigne, dove offrono cibo molto curato fatto in casa. Anche la proposta dei vini è buona. Noi abbiamo pranzato qui, vista la splendida giornata di sole, nonostante fosse inizio novembre, che ci ha permesso di stare all’aperto.


Passeggiata da Gargagnago a San Giorgio
San Giorgio ingannapoltron si può raggiungere in auto, in moto, bici, ma volendo si può fare anche una bella passeggiata, raggiungendolo quindi a piedi.
Il percorso, lo sa bene il “poltrone”, è un po’ faticoso perchè in salita ma senza particolari difficoltà; e sicuramente regala una bella soddisfazione arrivati alla meta.
Si può lasciare il proprio mezzo nel parcheggio vicino alla chiesa di Gargagnago. I possibili sentieri sono ben evidenziati anche con i tempi di percorrenza.
La tradizionale festa de le Fae
La seconda domenica di novembre nel borgo di San Giorgio Ingannapoltron, c’è una festa di antiche origini: la Festa de le Fae.
Una festa che ricorda un piatto povero ma fondamentale per l’alimentazione delle famiglie di una volta: le “fae” (fave). Sembra che già nel XV secolo ci fosse la tradizione di distribuire agli abitanti questa minestra subito dopo la commemorazione dei Defunti.
Questa ricorrenza è ancora mantenuta viva durante questo weekend, passeggiando per le vie di San Giorgio, si rivivono le antiche usanze del borgo, con danze storiche, musica e sono presenti espositori di artigianato locale e prodotti tipici.
Alcuni abitanti, vestiti con abiti tradizionali, cucinano su un grande paiolo sopra una pietra, detta la “piera de le fae” e distribuiscono una minestra di fave preparata con l’antica ricetta: le fave secche, dopo essere state in ammollo tutta la notte, si fanno bollire sul fuoco per tre-quattro ore, senza sgusciarle, con patate, pancetta o cotica e acqua, poi si aggiunge della la farina fatta tostare con un po’ di soffritto di cipolla e infine si un filo d olio di oliva.
Spero di avervi incuriosito e fatto venir voglia di visitare questo borgo. Sempre nel veronese vi segnalo un altro bellissimo borgo da non perdere: Soave.
ciao!
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