Il lavash è una pane sottile che fa parte integrante della cucina armena.
Un pane che racconta la storia di un popolo, di un Paese che ha saputo mantenere intatte le sue tradizioni difendendo la propria storia.
Ed è bello riportarle anche nelle nostre tavole.
Lavash, il pane che racconta di un popolo
Il Lavash è l’elemento distintivo dell’Armenia, tanto che l’Unesco, nel 2014, lo ha voluto iscrivere nel Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità.
E’ considerato simbolo della famiglia e della prosperità e nel corso dei millenni ha mantenuto intatta la sua essenza e il suo sapore.
La sua preparazione, caratterizzata da un lavoro di gruppo al forno, rafforza i legami familiari, comunitari e sociali.
Dopo una lunga disputa con l’Azerbaigian, a proposito della paternità di questo pane, l’ha spuntata l’Armenia, ma bisogna ricordare che la diffusione storica del lavash va ben oltre i confini del Caucaso meridionale, coprendo buona parte del Medio Oriente: Iran, Turchia, Libano e Siria.
La sua preparazione ha un rituale, molto legato a motivi religiosi (l’Armenia è il primo Stato cristiano del mondo, con Haik, discendente di Noè, considerato dalla tradizione cristiana il leggendario patriarca e fondatore della nazione) e simbolici: generalmente sono tre/cinque donne che lo lavorano, scelte non solo per le loro abilità in cucina, ma anche per le doti morali e la loro buona salute.
Questo perché la tradizione vuole che, tali buone caratteristiche, passino poi a chi si nutrirà del pane che loro produrranno.
Un pane che si consuma durante l’Eucarestia, nei cerimoniali della Chiesa apostolica armena.
Durante i matrimoni il lavash viene steso sulle spalle dei due sposi come simbolo di prosperità e fertilità.
La lavorazione tradizionale
Si tratta di semplice impasto a base di farina di grano e acqua, un pizzico di sale e senza lievito, viene lavorato, per poi preparare delle palline.
Una per volta, le palline vengono poi tirate sottili con un matterello e affinate facendole volteggiare in aria con le mani, trasformandole in grandi dischi.
Sono poi stesi su uno speciale cuscino ovale, che viene “schiaffeggiato” contro il muro di un tradizionale forno conico in argilla, il tonir, rivestito di pietra o di ceramica, scavato nella terra. Dopo trenta secondi il pane cotto viene estratto dalla parete del forno.
Spero un giorno di andare a osservare, con i miei occhi, l’abilità di queste donne nel preparare il lavash, con i loro movimenti rapidi e decisi, frutto di un’esperienza acquisita giorno dopo giorno, tramandata di generazione in generazione.
Anche gli uomini sono coinvolti nell realizzazione di questo pane, nella fase precedente, quella della creazione dei cuscini e dei forni, con l’impegno di trasmettere la loro abilità a studenti e apprendisti per preservare la vita della produzione del lavash.
Grissini lavash
I grissini, ispirati al pane lavash, me li ha suggeriti la mia amica Federica de Il profumo del dejavu, quando abbiamo definito il menù per la nostra prima cena di “Viaggiare di gusto“.
“Viaggiare di gusto” è un nostro nuovo progetto, ci trovate su IG (qui il link), nato per condividete l’amore che tutte e due abbiamo per le spezie e per le cucine del mondo, ideando e organizzando cene e corsi a tema.
La prima serata è stata dedicata alla cucina mediorentale e questi grissini ci hanno fatto compagnia per tutta la cena, in particolare come aperitivo in accompagnamento all’hummus.
Abbiamo realizzato l’impasto di acqua, farina e sale, impreziosito però da semi, erbe aromatiche e spezie, tagliandoli poi a strisce.
La cena di Viaggiare di Gusto
Grissini lavash ai semi
Ingredients
- 4 cucchiai olio di oliva extravergine
- 1 cucchiaino di lievito secco (facoltativo)
- 1 cucchiaio di miele
- 500 g farina per pane
- 1 cucchiaino di sale
- 1 cucchiaio di semi di coriandolo
- 2 cucchiaini pepe in garni
- 4 cucchiaini sem di cumino
- 1/2 cucchiaino semi di sefdano
- 1/2 cucchiaino rosmarino secco
- fiocchi di ale
Instructions
- Versate 300 ml di acqua calda (40/45°C) nel mixer, aggiungete l'olio, il lievito (se lo metti) con il miele. Aggiungete poi 1/3 della farina e fate impastare per circa un minuto (anche a mano).
- Unite il sale, erbe, spezie e semi, e la restante farina, sempre in maniera graduale.
- Impastate per almeno 10 minuti, fino a che non risulterà morbido ed elestico. Se risultasse ancora appicicoso, aggiungete un po' di farina.
- Mettete l'impasto in in contenitore oliato, coprite e lasciate riposare per un paio di ore.
- Preriscaldate il forno a 200°C, ventilato.
- Dividete l'impasto in sei pezzi, tenendoli sempre coperti con un panno umido; stendete una pallina alla volta in uno strato sottilo e fatelo riposare altri 5 minuti. Ungete leggermente la pasta con dell'olio e tagliatela a strisce lunghe circa 30 centimetri; fate riposare altri 5 minuti. Completate con qualche fiocco di sale.
- Procedete nello stesso modo con l'altro impasto.
- Sollevate le strisce e mettetele su una teglia coperta di carta forno e fatele cuocere fino a che non saranno belle croccanti, almeno 15 minuti.
- Raffreddatele su una griglia e servitele o conservateli in un contenitore ermetico.
Irresistibile a tavola
La forma caratteristica di questo pane è rettangolare, con gli angoli smussati. Una sfoglia molto sottile per accompagnare pietanze diverse.
Morbido quando ancora caldo, croccante dopo la cottura.
Nella tavola armena non manca mai, servito in cestini intrecciati, con quel buon profumo che ne scaturisce.
Ottimo mangiato da solo, fantastico se abbinato a formaggi locali, ma anche con carni e salse.
Si conserva molto bene, tanto che in alcune zone dell’Armenia viene preparato una volta a fine autunno per poi essere consumato durante tutto l’inverno.
ciao!
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2 comments
che bella iniziativa e che spettacolo questo pane, assolutamente da provare! Un abbraccio
Grazie Simona, sarebbe Bell averto con noi una volta!!
intanto prova il pane!! 😉
ciao
elisa