Le frittele di semolino sono il simbolo del carnevale a casa mia! Dopo la crema fritta, i crostoli della nonna, e le castagnole è il momento delle frittelle della mamma!
Perchè questa è proprio la ricetta delle frittelle di semolino che fa la mia mamma, una ricetta che io tanti anni fa scrissi sul nostro quaderno delle ricette di casa, rigorosamente a mano, e che oggi voglio riportare qui, sul mio “diario di ricette 2.0”, sperando di dagli ancor più lunga vita!
La pubblico proprio per la bontà della ricetta, senza foto fatte come si deve, ma solo due immagini scattate con il telefono, domenica sera a cena dalla mia mamma. Una domenica di Carnevale, che come ogni anno fa riunire tutta la famiglia, per gustare tutti insieme queste dolci bontà!
Nella ricetta che ho riscritto troverete delle piccole modifiche: il pugnetto di sale è un pizzico, la vanillina è ora una bacca di vaniglia, e consiglio la grappa, più tipica (e i “gr” sono diventati più correttamente “g”).
La particolarità delle frittelle con il semolino è la loro delicatezza, il loro restare morbide dentro, quasi cremose, ma croccanti fuori.
Ea Fritoa di Carnevale, nata nel Trecento
Le frittelle di Carnevale, a casa mia, sono da sempre quelle preparate con il semolino, tipiche della tradizione del Veneto e anche dell’Emilia Romagna.
Ea fritoa, in dialetto veneto, è l’indiscussa regina dei dolci veneziani, che a Carnevale vive il suo momento magico.
Era il dolce nazionale della Repubblica Serenissima, che veniva prodotto esclusivamente dai fritoleri che nel 600 si unirono in una vera e propria corporazione, La Maddalena, che contava ben 70 componenti.
Ognuno di loro possedeva una baracca in legno, in una specifica zona della città, ed esercitava la propria professione in strada.
Erano ben riconoscibili per il loro grembiule candido, la spianatoia per impastare, l’ampia padella per friggere e un vasetto forato in più punti, contenente lo zucchero che spargevano a pioggia sulle frittelle calde.
Hanno sempre sul davanti un pannolino che s’assomiglia al grembial delle donne, che sembra venuto allora fuor dal bucato. Tengono in mano un vasetto bucherellato con cui gettano del continuo zucchero sulla mercie, ma con tal atteggiamento che par vogliano dire: e chi sente l’odore e il sapore di questa cosa che noi inzuccheriamo?».
Pietro Gasparo Moro descrive così i fritoleri


Nel 1756 Carlo Goldoni nella sua Commedia Il Campiello parla di frittelle.
Ma si pensa che questo dolce fosse conosciuto già nell’Antica Roma, dove erano soliti preparare dei piccoli bocconcini chiamati globulos proprio nel periodo dei Saturnalia, l’antenato del Carnevale moderno.
Frittele di semolino
Ingredienti
- 250 g semolino di grano duro
- 200 g farina
- 250 g zucchero semolato
- 250 g uvetta
- 1 l latte
- 5 uova
- 2 arance
- 2 cucchiai grappa
- 1 bustina lievito per dolci
- 1 bacca di vaniglia
- 1 pizzico sale grosso
- qb zucchero a velo
- qb olio di arachidi per friggere
Istruzioni
- Mettete sul fuoco il latte con un pizzico di sale grosso, lo zucchero e la bacca di vaniglia.
- Quando il latte bolle, versate a pioggia il semolino. Mescolare e lasciate cuocere per 2-3 minuti, finchè non si rassoda.
- Togliete la bacca di vaniglia e versate la polentina in una terrina e aggiungete la scorza grattugiata e il succo delle arance, la grappa e mescolate bene. Lasciate raffreddare.
- Sbattete 3 uova e aggiungetele all'impasto. Unite anche l'uvetta (fatta rinvenire in acqua tiepida) e mescolate il tutto.
- Fate riposare per 2-3 ore.*
- Mescolate e aggiungete le altre 2 uove, la farina e il lievito. L'impasto deve essere ben compatto.
- Mettete abbondante olio in una pentola alta e stretta e buttate piccoli quantitativi di pastrella, aiutandovi con due cucchiaini. Fate friggere fino a doratura. Poi raccoglietele con un mestolo forato, ponetele su carta assorbente e fate raffreddare.**
- Spolverate con zucchero a velo e servite.
Note
Le frittelle di semolino nella tradizione veneta
Nella tradizione di campagna, le frittelle si preparano con quello che c’era a disposizione, magari della polenta del giorno prima.
Si girava e rigirava questa polenta, si lasciva riposare, e poi si gettava nello strutto bollente per ottenere delle frittelle belle gonfie e dorate.
Poiché la polentina si conserva bene anche per una settimana, si usava preparare l’impasto e tenerlo al fresco; poi se ne prendeva ogni giorno solo un pochino e si friggeva, per avere sempre frittelle pronte, anche per l’amico che faceva la sorpresa all’ultimo momento!
Provatele! Piccole, morbide, profumate, dorate, dolci: rendete speciale il vostro carnevale!!
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