Le favette dei morti sono un dolcetto della pasticceria veneziana (ma anche di molte altre regioni d’Italia), tradizionalmente preparati per il giorno della ricorrenza di Ognissanti e per la commemorazione dei morti, il 2 novembre.
Sono deliziosi dolcetti a base di farina di mandorle (a Venezia anche con pinoli), di piccola dimensione, come delle fave, dall’aspetto un po’ rustico, impreciso, dalla consistenza leggermente croccante, e che si offrono in tre colori: bianco, rosa e marrone a rappresentare il percorso della vita nascita-vita-morte.
Questi dolcetti hanno sostituito le fave arrostite che si mangiavano in passato in occasione di queste giornate.
Le fave e i morti nell’antichità
Le fave, nell’antichità, nell’area del Mediterraneo, erano considerate il legame con l’aldilà e con i defunti.
Uno dei motivi di questo simbolismo con le fave è legato al fatto che il fiore di questo legume è bianco, il candore, la nascita, ma macchiato al centro di nero, simbolo di morte, e quando le fave secche vengono lasciate nell’acqua, esse la tingono di colore rosso e ricordano quindi il sangue.
Nell’antica Roma venivano praticati numerosi rituali usando proprio questo particolare legume, come la donazione alle divinità dell’Ade e sulla tomba del defunto, la masticazione delle fave secche o la loro cottura.
Anche con l’arrivo del Cristianesimo, il legame tra le fave e i morti non venne abbandonato tanto che, anche in tempi più recenti, era usanza mettere sul davanzale delle ciotole colme di fave.
Oggi la fava legume è stata sostituita da un dolcetto ‘la fava dei morti’.
La romantica leggenda delle favette dei morti
La leggenda sulle origini delle favette dei morti nasce, invece, da una storia di amore.
Un giovane marinaio veneziano, Candido, dopo aver navigato a lungo per molti porti d’Oriente, decide che al ritorno avrebbe chiesto in sposa la sua amata Lucia.
Pensò di portarle qualcosa di prezioso e raro: nella sosta a Salonicco rimase incuriosito del colore e lucentezza delle fave (le vedeva per la prima volta) tanto da confonderle con una pietra preziosa o perle, e decise di comprarle e metterle in un bello scrigno di sandalo dorato per la sua amata.
Dopo un lungo viaggio di rientro, attraccò a Venezia la notte del 31 ottobre.
E’ ormai l’alba della festa di Ognissanti quando arrivò dai futuri suoceri, in compagnia di tutto il vicinato, che attendevano i racconti del suo peregrinare in mari lontani. Candido chiesee, poi, in sposa Lucia donandole lo scrigno con all’interno le fave, e disse:
“e ora, poichè la lontananza non ha fatto che aumentare il mio affetto per la diletta Lucia, per lei ho acquistato un certo numero di perle di misura straordinaria e dalla forma esotica che ho trasportato fin qui dalla patria di Omero.
Ella potrè farsene una collana e adornarsene il bellissimo collo; non ho trovato in tutti i porti che ho toccato una merce più strana e preziosa”
Lucia, emozionata, aprì il cofanetto ma le fave, raccolte durate il lungo viaggio di rientro, erano ormai flaccide e puzzolenti!
Il povero ragazzo, umiliato dalla brutta figura, fece fare al miglior pasticcere di Venezia, dei dolci uguali a quelle brutte fave ma di incredibile bontà.
Candido si ripresentò alla sera, la vigilia della commemorazione dei defunti, chiedendo perdono e offrendo alla fidanzata il cofanetto che aveva riempito di questi deliziosi dolcetti a forma di fava, in ricordo della disavventura.
Da allora i giovanotti veneziani, usano regalare alle morose, la sera di Ognissanti le fave dei morti, come pegno d’amore.
Le favette dei morti
Ingredienti
Impasto base:
- 200 g mandorle tritate molto finemente o farina di mandorle (in alternativa i pinoli)
- 100 g farina (farina di mandorle, per una versione gluten free)
- 200 g di zucchero
- 3 albumi
- qb acqua
- 1 pizzico di sale
Per le tre versioni*:
- qb buccia di limone, rum bianco (facoltativo: qualche seme di vaniglia e un pizzico di cannella)
- qb alchermes e rosolio (facoltativo: qualche goccia acqua di rose)
- qb cacao amaro (facoltativo: una grattugiata di fava tonka)
Istruzioni
- Mettete in una ciotola le mandorle triturate finemente, con la farina e lo zucchero e un pizzico di sale.
- Aggiungete poi gli albumi un po’ alla volta e impastate bene. L'impasto dovrà restare morbido, eventualmente aggiungere un goccio di acqua o altra farina se necessario.
- Dividete l'impasto in tre parti uguali.
- In uno aggiungete un po' di scorza di limone , nel secondo un goccio di alchermes, e nel terzo un paio di cucchiaini di cacao amaro (più le eventuali spezie).
- Formate 3 panetti. Da ogni panetto prendete un po' di impasto, come una nocciola grande, circa 15 grammi, arrotolatela tra le mani e poi schiacciatelo leggermente (per ricordare la forma della fava). Mettetele in una teglia foderata con carta forno, distanziate.
- Cuocete in forno ben caldo, a 150°C per circa 18-20 minuti, il tempo che risultino leggermente dorate. Lasciate raffredare completamente.
- Conservatele in una scatola di latta, a chiusura ermetica. E servitele a partire dal giorno successivo la cottura.
Note
Le ricette delle favette dei morti
Le fave dei morti sono dolcetti diffusi in quasi tutta Italia, con piccole varianti.
Le favette originali veneziane venivano confezionate con i pinoli perché le mandorle le rendevano più pesanti. Oggi, dato il costo dei pinoli, si preparano quasi esclusivamente con le mandorle o un mix dei due.
A Trieste si realizzano con le mandorle, a Bergamo vengono aromatizzate con anice e grappa. C’è chi usa uova intere e chi solo albume.
La caratteristiche delle favette dei morti sono i suoi colori, simbolici:
- quelle colore naturali, chiare, rappresentano la nascita
- quelle rose, con aggiunta di alchermes, rappresentano la vita
- quelle marroni, con il cacao, la morte.
Le fave dei morti sono dolcetti perfetti da mangiare sorseggiando un tè caldo o a fine pasto con un buon bicchiere di vino liquoroso. E sono buone in ogni periodo dell’anno!
Oltre a questi dolcetti, per le feste ddei morti vi ricordo anche il Pan dei morti, un’altra preparazione della tradizione veneta.
Fonti:
Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene,
Lino Cucinella, Ricette raccontate Veneto, IdeaLibri, 2000
I cibi rituali del mese di novembre, http://www.regione.veneto.it
Banchetto funebre, http://www.beniculturali.it
Ciao
2 comments
Ciao Elisa! Gli albumi sono montati a neve?
ciao Betty!
No, in questa ricetta gli albumi non sono montati a neve ma si montano un po’ man mano che li aggiungi all’impasto.
Esiste comunque anche la versione di affette con l’albume a neve, vengono un po’ più morbidi.
ciao!